Manifesto Pubblicitario

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Quando parli di pubblicità il primo pensiero va al manifesto, una delle soluzioni che hanno fatto la storia dell’advertising. Enorme, di grandi dimensioni, una locandina attaccata a una bacheca: il manifesto pubblicitario è uno degli strumenti chiave per chi vuole farsi notare.

Per fare pubblicità a un’azienda, un partito politico, un evento o un’associazione puoi utilizzare i social, puoi fare social media marketing offline, puoi mettere in campo tutte le tecniche conosciute o sconosciute per smuovere le masse sul web.

Ma non basta: devi studiare e stampare manifesti che siano in linea con la tua comunicazione. Non a caso abbiamo sottolineato quanto sia importante coordinare il tuo brand, di incrociare universo online con le stampe del materiale cartaceo.

Esatto, c’è un universo dietro la stampa dei manifesti. Non è un caso: questo mezzo pubblicitario è uno dei più antichi e utilizzati dalle aziende, dalle istituzioni, dai singoli imprenditori. E la sua è davvero affascinante.

Il manifesto di fine ‘800

La forma moderna di manifesto va di pari passo con la rivoluzione industriale e si sviluppa nel XIX secolo nelle grandi città europee. In particolar modo a Parigi e Londra. Nella capitale francese il manifesto era conosciuto come affiches e trova in Jules Chéret il grande precursore della moderna stampa pubblicitaria.

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Casino de Paris – Jules Chéret

La rivoluzione di Jules Chéret contempla l’utilizzo della figura femminile nelle stampe (un elemento che ha aperto la strada alla pubblicità contemporanea). Più in generale Chéret capisce l’importanza dell’immagine rispetto al testo, intuisce la necessità di catturare l’attenzione di chi abitava le metropoli del tempo.

La metropoli proponeva nuovi stimoli all’attenzione, e già allora si percepiva il bisogno di una cartellonistica capace di rapire lo sguardo di un individuo distratto. Con Jules Chéret la cartellonistica passo da una produzione artigianale a un livello artistico che ricordavano l’Art Nouveau.

Un’altra figura chiave della pubblicità di fine Ottocento fu quella di Henri de Toulouse‐Lautrec, da ricordare soprattutto per meriti tecnici. Toulouse‐Lautrec, infatti, riuscì a cogliere il massimo dalla litografia dando spazio a larghe campiture  di colore piatto  e contrastante (famoso il suo Manifesto “Les Ambassadeurs: Aristide Bruant”) e introdusse lo spruzzo nella tecnica di stampa (per approfondire c’è la pagina Wikipedia).

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Ambassadeurs: Aristide Bruant – Henri de Toulouse‐Lautrec

 Stampa e arte

Con il Novecento si rafforza il rapporto tra arte e pubblicità. L’Art Nouveau si fonde con la cartellonistica, il testo diventa parte dell’immagine fino a raggiungete una pietra miliare per la pubblicità: il manifesto Tropon creato nel 1899 da Henry Van de Velde. In questa opera d’arte pubblicitaria il testo diventa parte di un disegno astratto che sostituisce definitivamente le figure umane.

In Italia lo stile Liberty influenza con forza la cartellonistica, e spicca un nome su tutti: Aleardo Terzi che collaborò per le Officine Ricordi. Tra le sue opere più conosciute in ambito pubblicitario abbiamo la scimmia che si lava i denti (Dentol) e il cucciolo con il pennello in bocca (Colorificio italiano Max Meyer). Cuccioli in pubblicità… ti dice niente?

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Interessante notare come la cartellonistica pubblicitaria sia stata capace di attingere da correnti artistiche trasversali: impossibile dimenticare i manifesti geometrici della Bitter Campari e della Perugina dal chiaro riferimento Futurista, il lettering ripreso da alcuni cartelli tedeschi che si rifanno alla Bauhaus, il manifesto art deco di Cassandre.

La guerra mondiale

dudovichMa la cartellonistica trova grande ispirazione (purtroppo) durante la seconda guerra mondiale. L’esigenza di fare propaganda, di creare un nemico comune e di rincuorare la popolazione domina la produzione di manifesti del periodo bellico.

Itoni diventano epici, il nemico è ritratto con tratti mefistofelici e gli alleati come figure benevole. Gli slogan sono netti: vincere, tacete, ecco la vostra fine.

Da ricordare le opere di Marcello Dudocich: immagine a sinistra, ad esempio, è un manifesto creato per La Rinascente di chiara influenza fascista.

Inoltre in questo periodo ha visto la luce il famoso Keep Calm and Carry On, oggi riutilizzato in tutte le salse e trasformato in meme, che fu stampato (ma mai pubblicato) dal governo inglese per invogliare la popolazione a continuare le proprie attività.

Manifesto creativo

Con il passare degli anni la cartellonistica si è evoluta seguendo le nuove tecnologie della stampa e del fotoritocco. Abbandonata la produzione artistica in senso stretto, la stampa ha permesso di abbattere i costi e di aumentare la produzione: cartelli sempre più grandi e precisi nel definire linee e colori hanno invaso le città.

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Allo stesso tempo la cartellonistica tenta di differenziarsi dalla massa. Un po’ come si faceva durante la metropoli di fine Ottocento, i pubblicitari usano le stampe per attirare l’attenzione del cittadino assuefatto. Come? Con l’elemento creativo, con una stampa capace di andare oltre l’informazione e di toccare le corde giuste della sensibilità umana.

Fonti dell’articolo:

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